Fermano - Siamo giunti alle feste di Pasqua e come tradizione comanda sulle nostre tavole domenica ci sarà l’agnello: dalla Coldiretti e dall’Associazione Provinciale Allevatori, l’Apa, presieduta da Antonio Ricciotti, arriva il monito ai consumatori ad assicurarsi che gli agnelli che compreremo siano locali. A riportare l’attenzione sulla questione la constatazione che proprio in questi giorni da Romania, Bulgaria, Ungheria e Polonia sono in arrivo decine di migliaia di agnelli senza garanzia di tracciabilità; per di più questi capi di bestiame proveniente dall’est hanno lo stesso prezzo dei prodotti locali, che al contrario sono debitamente certificati. Su questo aspetto in particolare è doverosa una precisazione: i nostri allevatori pagano due euro per capo per ottenere la certificazione, spesa che sempre più spesso non viene ammortizzata perché gran parte del bestiame rimane invenduto. Perché rimane invenduto? Perché il mercato è invaso e dominato dal bestiame estero che agli importatori costa molto meno, all’incirca 1 euro al chilogrammo; questi lo rivendono ai grossisti a 2,50 euro, per arrivare infine al consumatore ad un prezzo che oscilla dagli 8 ai 13 euro, ovvero lo stesso ammontare della carne ovina proveniente da animali nati ed allevati sui pascoli delle nostre montagne. A questo punto entrano in gioco le scelte dei consumatori che, se vogliono, possono cibarsi di un prodotto assolutamente locale: oltre che rivolgersi agli allevatori del territorio, possono trovare carne ovina locale garantita da marchi di qualità, come ad esempio “Agnello della Marca”, anche nei migliori macellai e perfino nella grande distribuzione organizzata più virtuosa. E’ indubbia la qualità enormemente superiore dei nostri agnelli, allattati dalle madri fino allo svezzamento, che si nutrono in libertà, controllati e certificati, ma allora perché non si adottano misure concrete ed efficaci per aiutare i nostri allevatori locali, di modo che riescano ad imporsi sul mercato? Recandoci in uno dei tanti allevamenti del territorio ci siamo sentiti rispondere che la Coldiretti e l’Apa fanno bene a promuovere la certificazione della carne locale ma d’altra parte servono dei provvedimenti affinché queste spese non ricadano in toto sugli allevatori che, tra il calo delle vendite e le spese fisse, iniziano a trovarsi in serie difficoltà: a pochi giorni dalla Pasqua centinaia e centinaia di capi sono ancora nei campi a pascolare, molti sono ormai fuori peso e quindi anche se verranno venduti, avranno un prezzo stracciato. Promuoviamo il consumo di prodotti locali ma allo stesso tempo tuteliamo chi ancora lavora nei nostri campi e alleva animali.
lunedì 17 marzo 2008
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